Se è preoccupante la qualità dell’aria che respiriamo, non siamo certo messi bene se guardiamo al terreno e all’acqua.

Il Veneto è in testa alla classifica per ettari di suolo consumati, quasi doppiando la Lombardia nella gara delle colate di cemento. Un modello di sviluppo incomprensibile se rapportato al fatto che la popolazione negli ultimi 10 anni è rimasta costante e che nella regione sono presenti circa 500.000 case sfitte.

Le acque di un’area vastissima della nostra regione, dalla provincia di Vicenza a quelle di Padova e Verona, che coinvolge 70 comuni e quasi 300.000 persone, sono altamente inquinate dai Pfas (acidi perfluoroacrilici), sostanze che tendono ad accumularsi nell’ambiente e nell’organismo e per questo risultano estremamente pericolose. La principale accusata di questo disastro ambientale è l’industria chimica Miteni S.p.a. che per anni ha sversato nei propri scarichi tali sostanze perfluoroalchimiche, dannose per l’uomo e per l’ecosistema.

Visti questi precedenti sarebbe quantomeno opportuno, da parte delle istituzioni, tenere gli occhi aperti ed essere pronti ad agire di fronte ad episodi che potrebbero peggiorare ulteriormente la qualità dell’ambiente che ci circonda.

Un esempio: si sono concluse le indagini preliminari che dovrebbero portare a processo i dirigenti della ditta Cosmo Ambiente di Noale accusati di aver dolosamente stoccato e messo in commercio materiale contaminato, principalmente da metalli pesanti, poi utilizzato in cantieri stradali come sottofondo prima dell’asfaltatura.

Se dimostrato, la presenza di inquinanti come amianto, rame, nichel, piombo, selenio e metalli pesanti in genere, nei materiali utilizzati nei sottofondi stradali potrebbe condurre a un grave danno ambientale per Venezia e la sua provincia visto che, attraverso l’azione di dilavamento, verrebbero interessate le falde acquifere.

Per avere un’idea dell’entità dell’eventuale problema, basti pensare che la ditta Cosmo ha partecipato alla realizzazione di importanti opere stradali, nel Comune di Venezia e nei comuni limitrofi, come il Passante di Mestre, la terza corsia sull’A4, il casello stradale di Martellago, l’Aeroporto Marco Polo, interventi a Porto Marghera, il Parco San Giuliano, interventi attinenti il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR), movimentazione di terra per l’Ospedale dell’Angelo, oltre ad avere venduto tale materiale ad altre Imprese del settore.

In attesa che il percorso della Magistratura accerti l’infondatezza o meno di queste accuse, di fronte anche alla remota possibilità che quanto contestato sia vero, come si stanno attivando Regione e Comune di Venezia per accertare lo stato delle acque e dei terreni nelle zone interessate da opere realizzate dalla ditta Cosmo? Aspettiamo qualche anno per vedere come finirà il processo o proviamo ad accertare fin da subito che la salute dei cittadini non sia in pericolo? Il sindaco Brugnaro metterà in campo la sensibilità ambientale che fino ad ora è mancata?

Ai posteri l’ardua sentenza, avrebbe detto Manzoni. Se sopravvivranno a tutto questo (sempre i posteri), aggiungo io.

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