Il covid-19 ha creato una FRATTURA con il tempo di prima ed è quindi necessario immaginare un nuovo modello economico e sociale per la nostra città provando a mettere a frutto le esperienze maturate in questo drammatico momento.

Si riparta innanzitutto dalla SALUTE come bene comune per un nuovo welfare cittadino. Un sistema di cura delle persone costruito su una rete territoriale capillare. Solo così si potrà lavorare sulla prevenzione, sull’individuazione primaria delle necessità, su risposte il più possibile personalizzate, puntando sulla domiciliarità e sull’integrazione socio-sanitaria. Per tutto questo è fondamentale tornare a investire risorse e chiudere definitivamente con la stagione dei tagli alle voci di WELFARE.

A rafforzare i temi legati alla salute e al benessere individuale, centrale dovrà essere la QUESTIONE AMBIENTALE. Tutti siamo testimoni in questo periodo del miglioramento della qualità dell’acqua e dell’aria. Venezia può essere la protagonista di un nuovo modello di sviluppo economico sostenibile che abbia come obiettivo diventare una città CARBON FREE. Facendo delle manutenzioni ecologiche (reti verdi, cura della laguna) un vettore di sviluppo economico, implementando una mobilità cittadina completamente sostenibile, puntando sulla conversione ecologica del patrimonio edilizio, a partire da quello pubblico. Questi capisaldi, insieme agli investimenti per la NUOVA CHIMICA previsti dal protocollo d’intesa del novembre 2014 finora disatteso da ENI, potranno essere il volano per la ripartenza dell’economia e occasione per nuovi impieghi.

Una capitale della CULTURA come Venezia dovrà investire per realizzare un grande progetto che promuova la produzione (museale, artistica, musicale,cinematografiche e teatrale) e coinvolga sia le grandi istituzioni culturali, sia le tante associazioni che hanno tenuto vivo il tessuto culturale di base della nostra città, l’università e la SCUOLA che sono tra le istituzioni che meglio hanno reagito a questa emergenza sanitaria.

La crisi del covid-19 ha accelerato la TRANSIZIONE TECNOLOGICA, che ha potenzialità enormi ma rischia anche di creare disuguaglianze: Venezia deve puntare nuovamente sulla cittadinanza digitale rendendola esigibile da parte di tutti i suoi abitanti aumentando i punti di acceso gratuiti alla rete. Diversi studi stanno dimostrando come lo SMART WORKING aumenti l’efficienza e la qualità del lavoro oltre ad abbattere il congestionamento della strade. L’Amministrazione comunale deve essere l’apripista nel rendere stabile questa modalità di lavoro, in accordo con le rappresentanze sindacali.

Ambiente, cultura e tecnologia dovranno essere i punti fondamentali per rilanciare l’economia veneziana per il “dopo covid19” e per non tornare alla MONOCULTURA TURISTICA. Alla quale andrà posto un argine anche attraverso la rigenerazione residenziale, mettendo a disposizione di studenti universitari strutture oggi destinate ad utilizzi turistici e pensando a una nuova normativa che dia al Comune la possibilità di contingentare le licenze per gli affitti turistici.

Ultimo, ma non per importanza: in questa situazione di crisi molti cittadini hanno trovato risposte negli ESERCIZI DI VICINATO. Vanno dunque bloccate tutte le licenze di nuovi insediamenti della grande distribuzione per dare più garanzie alla ricostruzione del tessuto commerciale urbano.

Non è più tempo di una navigazione sottocosta, quella di chi pensa di risolvere tutto con le “città in festa” e auspica solo che tutto torni come prima, più di prima. Bisogna che la città volti pagina e sia davvero AMBIZIOSA, perché Venezia può essere il luogo ove si sperimenta davvero la vita dopo la pandemia.

Un pensiero su “A VENEZIA SERVE ALLEANZA TRA SALUTE, AMBIENTE E LAVORO”

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