Quello che sta accadendo a Venezia non ha eguali e nemmeno precedenti nel panorama politico istituzionale del nostro paese. Con decisione unilaterale, il sindaco Brugnaro ha deciso di togliere tutte le deleghe e le funzioni alle sei Municipalità. In ragione di questa scelta, da circa due anni, i parlamentini del capoluogo veneto non svolgono più nessun servizio amministrativo, se non quello di esprimere pareri (che mai vengono presi in considerazione) sulle delibere che provengono dalla Giunta. È stata, ad esempio, tolta la gestione di tutti gli spazi che rappresentavano una risorsa fondamentale per le associazioni del territorio, che ora non sanno dove sbattere la testa per poter presentare un libro, organizzare una conferenza o qualsiasi altra attività. La questione del personale è quella che rende meglio l’idea su cosa siano oggi le Municipalità di Venezia. A inizio mandato nel 2015, l’organico della Municipalità di Chirignago Zelarino contava su 75 persone, che si occupavano di lavori pubblici, servizi sociali, cultura, sport e, in generale, di dare seguito ai bisogni più immediati dei cittadini. Oggi, dopo il colpo di mano dell’Amministrazione Brugnaro, sono rimasti 2 soli lavoratori. Un numero esiguo che fa fatica a far funzionare gli organismi istituzionali (Consiglio, Commissioni, Esecutivo) e che ha reso necessario diminuire (in alcuni casi chiudere) l’orario di apertura al pubblico delle sedi municipali.

  • Che efficientamento si è ottenuto sguarnendo tutti i presidi istituzionali del vasto territorio veneziano ?
  • Quale efficientamento è stato raggiunto con la chiusura o la diminuzione del servizio di anagrafe delle sedi periferiche?
  • Che efficientamento sta dietro la chiusura di tutti gli URP e di tutti gli uffici protocollo decentrati?
  • E ancora, quale efficientamento è stato ottenuto dal drastico ridimensionamento del personale delle sezioni territoriali dei vigili urbani? (Considerando che ne sono stati assunti circa 300, dove li tengono visto che in giro per le zone periferiche della città non se ne vedono).

Evidentemente la risposta a tutte queste domande è che non c’è stato nessun efficientamento ma il peggioramento dei servizi per i cittadini. Inoltre la scelta di svilire le Municipalità ha portato con sé delle inevitabili conseguenze.

Innanzitutto, con un colpo di spugna, è stata cancellata una storia importante: il decentramento in Italia è nato negli anni sessanta a Venezia, insieme a Bologna e Milano. Il sindaco Brugnaro fa spesso riferimento al passato glorioso della Serenissima, gli andrebbe ricordato che la storia veneziana, dopo il 1797, ha avuto altri basilari capitoli che meritano di essere rispettati.

È stata poi offesa la volontà popolare e la democrazia: chi è andato nel 2015 a esprimere la propria preferenza per Presidenti e Consigli di Municipalità si attendeva di eleggere degli organismi ai quali potersi rivolgere per avere delle risposte a problemi quotidiani. Poi invece si è visto stravolgere le proprie aspettative e il proprio voto democratico. Senza contare che tutti i Presidenti hanno ricevuto la fiducia dei cittadini sulla base di un programma elettorale che ora, evidentemente, non potranno onorare per la mancanza dei mezzi necessari.

Nelle zone più lontane dal centro città non esiste più nessun punto di riferimento istituzionale, sono stati rimossi tutti gli spazi di partecipazione. È stata inoltre mortificata la vita socioculturale dei quartieri: il numero delle iniziative raccolto nel fantomatico cartellone delle “Città in Festa” (vanto dell’attuale Amministrazione e ideato per controllare quello che fanno le realtà culturali e ricreative facendosi, al contempo, belli con il lavoro altrui) non si avvicina neanche lontanamente alla quantità di iniziative e proposte che venivano realizzate quando funzionavano gli uffici cultura delle Municipalità. Visto soprattutto che oggi per le associazioni è tutto più complicato: per ottenere qualsiasi cosa (dall’utilizzo degli spazi all’esenzione sui manifesti) si devono rivolgere a uffici più distanti con l’aggravante che la burocrazia è aumentata a dismisura.

La cosa più grave, determinata dalla politica del sindaco Brugnaro, è il peggioramento della comunicazione tra Amministrazione e cittadini. Quest’ultimi, sempre più spesso, non ricevono alcuna risposta alle loro richieste. Visto che, da un lato, accentrando tutto si è inesorabilmente formato un collo di bottiglia che rallenta esponenzialmente i tempi per le risposte (quando arrivano), dall’altro, nell’era del padrone di Umana il pregiudizio è stato elevato a sistema. Per cui non conta il tipo di problema che poni, conta chi sei e se sei allineato alla politica della Giunta. Questo accade alle Municipalità che vedono le proprie richieste finire in coda se non addirittura scartate (a parte ovviamente quella di Favaro, essendo della stessa parte politica della maggioranza), ma succede anche alle realtà associative, ai dipendenti del Comune e a tutti coloro che si avvicinano al Comune pensando di ottenere soddisfazione per le loro esigenze e invece, prima di ogni cosa, vengono passati ai raggi X e poi schedati.

Un quadro francamente preoccupante, che non dovrebbe continuare ad appartenere alla storia di una città come Venezia.

Un pensiero su “Scatole vuote”
  1. Senza contare che è stata demandata parte della gestione e della decisione per l’accoglimento delle richieste di patrocinio e occupazione suolo pubblico per eventi culturali al consiglio di amministrazione di una società partecipata (VeLa SpA) e non agli amministratori pubblici.

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