Con l’avvicinarsi dell’inizio dell’anno scolastico, molte famiglie venete si trovano di fronte a un conto che sempre più spesso diventa insostenibile: tra libri, zaini e materiale di consumo, la spesa per studente rischia di sfiorare i 1.300 euro. È una stangata che si aggiunge a mesi — anzi anni — in cui il potere d’acquisto delle retribuzioni è diminuito e i salari reali non hanno recuperato.
Dietro questo dato ci sono più cause concomitanti. Il mercato dell’editoria scolastica presenta criticità strutturali — cambi frequenti di edizione, margini ridotti per il ricorso al libro usato, limitata concorrenza sui formati misti cartaceo/digitale — che mantengono alto il prezzo del libro di testo. L’Autorità garante della concorrenza ha aperto una indagine conoscitiva proprio per valutare queste dinamiche e individuare rimedi strutturali. Sono problemi che non si risolvono da soli: servono interventi pubblici che riequilibrino il mercato a vantaggio delle famiglie.
Lo scenario è aggravato da una perdita del potere d’acquisto dei salari. Secondo l’ultima rilevazione dell’Istat e le sintesi che ne hanno dato i principali organi di informazione, tra il 2019 e il 2024 le retribuzioni contrattuali hanno subito una perdita consistente in termini reali, che si traduce in meno capacità delle famiglie di far fronte a spese obbligate come quelle scolastiche.
La Regione Veneto ha attivato per il 2025-2026 il “Buono Libri” per sostenere le famiglie più in difficoltà: è una misura utile ma insufficiente se non accompagnata da azioni più ampie e tempestive. Inoltre le procedure amministrative e le scadenze (le domande vengono aperte a settembre e chiudono in ottobre) richiedono una campagna informativa capillare perché i benefici reali raggiungano tutti i nuclei che ne hanno diritto.
Per far fronte a tutto questo, occorre una strategia pubblica che riduca il costo reale della scuola e ridia respiro ai bilanci familiari: va innanzitutto potenziato il “Buono Libri” regionale per il 2025/26 e anticipata la comunicazione e l’erogazione in modo che le famiglie possano contare sul contributo prima degli acquisti principali, e va creato un fondo comunale e/o regionale per l’acquisto di tablet/PC rigenerati da prestare alle famiglie con ISEE basso. Le istituzioni scolastiche dovrebbero promuovere adozioni di libri per la didattica che evitino cambi d’edizione frequenti e incentivare l’uso di open textbook e contenuti didattici alternativi gratuiti o a basso costo. Infine va impostata una Campagna di comunicazione e sportelli informativi per garantire che tutte le famiglie sappiano come accedere ai contributi (date, requisiti ISEE, scadenze) e dove trovare libri usati o prestiti — con sportelli dedicati nei municipi e nelle scuole.
Non è accettabile che ogni anno la stessa pressione ricada su genitori che lavorano, molti dei quali vedono il loro reddito reale eroso da anni. Ogni aumento di prezzo si scarica sul bilancio familiare, mentre gli stipendi — quelli reali — restano indietro: questa è una questione di equità e di giustizia sociale. I Governi locali hanno strumenti e responsabilità: possono usarli ora, prima che l’inizio della scuola si trasformi per troppe famiglie in un’emergenza economica.
Le famiglie non possono più aspettare. È tempo di politiche concrete: più sostegno diretto, meno burocrazia, più strumenti per far scendere il prezzo reale della scuola. Regione e Comuni devono intervenire ora, con misure adeguate e rapide, perché studiare non diventi un lusso.
