In linea di massima, concordo sul fatto che una consultazione elettorale falsata, senza le liste del PDL nel Lazio e del candidato Presidente in Lombardia, non avrebbe garantito a una parte rilevante di cittadini il diritto democratico ad esprimere il proprio voto e che una soluzione “politica” potesse essere auspicabile.

Vorrei però provare a sottolineare che la democrazia non è solo consenso e numeri. Essa è anche e soprattutto rispetto delle regole. Ancora una volta la sensazione che rimane è quella di un governo e di una maggioranza arroganti che raggiungono i loro obiettivi in barba a qualsiasi regola di convivenza politica e democratica, preoccupati solamente del proprio tornaconto fino al punto di arrivare ad approvare provvedimenti (come quest’ultimo decreto “interpretativo”) che non contengono nessun carattere erga omnes ma che hanno come unico scopo quello di salvaguardare solo loro stessi al grido “il popolo ha voluto che governassimo e ora facciamo un po’ come ci pare!”.

Viviamo uno dei momenti più difficili della storia politica del nostro Paese. Gli schieramenti politici avversi non trovano nessun punto di convergenza su nessun argomento che interessi il bene dei cittadini perché non condividono una comune base valoriale che dovrebbe essere, quantomeno, la Costituzione. E quel che è peggio nessuno riconosce il ruolo dell’altro. Spesso, nel resto del mondo, quando viene a crearsi una contrapposizione simile lo sbocco naturale è la guerra civile.

L’arbitro in questa insostenibile situazione è il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che i partiti tentano di trascinare nell’agone nonostante il suo ruolo di garante assegnatogli dalla nostra carta costituzionale. Le forze politiche tentano di nascondere la loro mancanza di responsabilità attaccando il Capo dello Stato. Egli viene accusato di essere un comunista al servizio dell’opposizione (anch’essa ovviamente comunista) ogni qualvolta, facendo valere i suoi poteri costituzionali, non firma gli atti del governo. Gli viene invece chiesto di dimettersi quando, facendo riferimento agli stessi principi costituzionali, promulga le leggi che l’opposizione vorrebbe bloccare. Come lui stesso ha scritto: “…Sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri”.
Forza Giorgio!

www.gianlucatrabucco.it

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