In questi giorni di forte tensione attorno alle proposte del Governo per la modifica della legislazione sul lavoro, quando un esponente del Partito Democratico viene interpellato sulla questione non manca di ribadire che non è in discussione la scissione del partito. Questa excusatio non petita lascia spazio al dubbio che la questione dello scioglimento del PD sia invece tra gli argomenti che circolano tra i dirigenti democratici (e non solo). Ma cosa accadrebbe se il maggior partito del centro sinistra si dividesse?

Un possibile scenario viene descritto da Giuseppe Ieraci, professore all’Università di scienze politiche di Trieste, in “La transizione politica italiana” (Carocci, 2014). La spaccatura del Partito Democratico porterebbe ad avere un partito di sinistra e un partito di centro. Tra i due “nuovi” partiti si aprirebbe uno spazio di manovra che potrebbe essere occupato da partiti di matrice laico-socialista, come già in passato quando tra la DC e il PCI si frapponeva il PSI. Alla fine dunque il sistema dei partiti ne uscirebbe completamente trasformato con un ritorno al pluralismo italiano: con un “partito di sinistra”, un “partito socialista” o laico, un “partito di centro”, la Lega Nord e i partiti della galassia del centro-destra sorti dalle ceneri del PDL e del Berlusconismo. Poi il Movimento 5 stelle anche se è difficile immaginare una tenuta di lungo periodo per il partito/movimento di Grillo e Casaleggio. Inoltre questa situazione di frammentazione potrebbe favorire il riemergere delle estreme sia a destra che a sinistra.

La fine del Partito Democratico dunque secondo Ieraci contribuirebbe alla frammentazione del sistema partitico, alla radicalizzazione del confronto, a governi instabili e soggetti a ricatti. Altro che Terza Repubblica, piomberemo di colpo in un incubo figlio del peggiore passato.

Credo che l’inverarsi di uno scenario del genere sia assolutamente da scongiurare. Però una corda troppo tesa alle volte si spezza.

3 pensiero su “E se il Partito Democratico si dividesse?”
  1. … E SE QUELLA PARTE CHE VUOLE DIVIDERSI FOSSE L’Unico ostacolo per nonarrivare ad un PD con numeri ancora più importanti da attrarre la maggior parte di chi odiava la politica? Per favore pensiamo a dedicare più tempo a costruire!

  2. Quale sarebbe Fabio la parte che vuole dividersi?

    E se effettivamente ci fosse la volontà di dividersi non pensi che le responsabilità stiano anche in capo a chi in questo momento guida il partito nel modo che ha ben descritto ieri Ferruccio De Bortoli dalla pagine del Corriere?

    Troppo facile chiedere di dedicare più tempo a costruire adesso che si comanda mentre quando si era minoranza si è demolito tutto per prendere il potere.

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