La nomina di Beatrice Venezi a Direttrice Musicale del Teatro La Fenice è un atto politico inaccettabile che mette a rischio l’autonomia e la credibilità della nostra più importante istituzione culturale. La decisione, annunciata e formalizzata dalla Fondazione con l’avallo del sindaco Luigi Brugnaro e Luca Zaia, appare il risultato di scelte calate dall’alto senza il necessario confronto con orchestra, coro, sindacati e comunità artistica.
Non possiamo tacere davanti a una nomina che arriva dopo mesi di polemiche e tensioni pubbliche: Venezi è stata al centro di contestazioni interne in cui orchestrali hanno denunciato fratture e, in un caso documentato, tre musicisti sono stati sospesi dopo aver espresso critiche sulla sua direzione, episodio che solleva interrogativi sulla libertà di espressione e sulle pratiche disciplinari nei teatri lirici. È inaccettabile che la gestione del personale e il clima interno non siano stati posti come criterio primario nella valutazione di chi guiderà artisticamente la Fenice.
Questa nomina non è neutra: si innesta in un quadro politico già segnato da rapporti e collaborazioni che sollevano domande sulla politicizzazione delle istituzioni culturali. Venezi ha ricoperto incarichi e ruoli che l’hanno messa in contatto con soggetti di governo e istituzionali, e parte del dibattito pubblico ha legato la sua figura a logiche di consenso politico più che a un percorso artistico condiviso dalla comunità musicale. In una città come Venezia, patrimonio culturale universale, le scelte non possono essere trattate come spartizioni di potere.
A ciò si aggiunge che associazioni e realtà culturali hanno espresso forti perplessità e, in alcuni casi, condanne pubbliche del modo in cui questa figura è stata promossa e comunicata all’esterno: il rischio è che la Fenice diventi specchio di un disegno politico, invece che luogo di eccellenza artistica e di tutela del lavoro culturale.
Venezia merita istituzioni culturali libere da conflitti d’interesse e scelte imposte, merita trasparenza, merita il rispetto dei suoi lavoratori. Se la Fondazione e il sindaco hanno a cuore il futuro della Fenice, dimostrino subito di voler porre fine a questa forzatura e aprano al confronto.
