Nonostante i numeri record dell’occupazione registrati nella nostra regione, le famiglie venete stanno subendo una netta erosione del proprio potere d’acquisto. Secondo il Geography Index di JobPricing e le rilevazioni ISTAT, nel decennio 2015–2024 l’inflazione cumulata ha eroso redditi e salari: mentre i salari medi sono cresciuti solo di pochi punti percentuali, i prezzi – in particolare quelli dei beni alimentari e dell’energia – sono aumentati in misura molto più consistente. Il risultato concreto è una perdita reale del potere d’acquisto stimata nell’ordine del 15–17%, che si traduce in meno capacità di spesa per beni essenziali, maggior ricorso ai risparmi e crescente fragilità economica per ampie fasce di popolazione.

La perdita del potere d’acquisto in Veneto ha cause sia congiunturali sia strutturali. Sul piano congiunturale l’impennata dei prezzi energetici e degli alimentari ha colpito con forza il bilancio familiare; sul piano strutturale il rallentamento degli aumenti salariali, il ritardo nei rinnovi contrattuali e la preponderanza di piccole e medie imprese con margini ridotti hanno reso difficile trasferire sui salari gli eventuali maggiori ricavi. A questo si aggiunge una dinamica dei costi locali (abitazione, servizi, energia) e una pressione fiscale e contributiva che comprimono ulteriormente il reddito disponibile, mentre gli strumenti regionali di contrasto risultano frammentari e spesso insufficienti ad attenuare l’impatto sui redditi reali.

Questo paradosso sociale — più occupati ma redditi reali in discesa — non può essere liquidato come un dato tecnico: è la fotografia di un territorio in cui il lavoro non garantisce più la protezione sociale e la stabilità economica necessarie per vivere dignitosamente. È inaccettabile che il Veneto, terra di forte produttività e artigianato, veda le proprie famiglie perdere potere d’acquisto mentre si loda solo il dato occupazionale senza mettere in campo politiche coraggiose per sostenere i redditi.

Zaia e la sua amministrazione hanno mostrato una grave sottovalutazione del problema. Le misure messe in campo sono risultate frammentarie e insufficienti rispetto alla portata dell’emergenza: non c’è stato un piano regionale organico per contrastare la perdita di potere d’acquisto, mancano strumenti strutturati per favorire rinnovi contrattuali efficaci, non sono state predisposte forme di sostegno mirate che riducano l’impatto del caro-alimentari e del caro-energia sulle famiglie meno protette. La retorica sui “buoni numeri” dell’occupazione non può oscurare l’urgenza sociale di chi arriva a fine mese con più difficoltà che mai.

Servono azioni concrete, immediate e di medio periodo. Andrebbe istituito un fondo straordinario per il sostegno alle famiglie in difficoltà, destinando risorse a buoni alimentari, a integrazioni per il pagamento delle bollette energetiche e a misure di solidarietà per le fasce più vulnerabili. Al tempo stesso sarebbe necessaria una politica di incentivazione rivolta alle piccole e medie imprese per promuovere contratti aziendali e territoriali che prevedano aumenti retributivi indicizzati all’inflazione, accompagnati da crediti agevolati per investimenti in produttività e formazione, in modo che salari più alti possano essere sostenibili anche per le imprese del territorio.

Sarebbe auspicabile l’istituzione di un Osservatorio regionale sul potere d’acquisto che monitori trimestralmente l’andamento dei redditi reali, dei prezzi dei beni essenziali e degli effetti delle politiche adottate, rendendo pubblici i risultati. La “nuova” Regione dovrà usare ogni leva normativa e amministrativa disponibile per alleggerire il carico fiscale locale sulle famiglie più deboli e per rendere più rapide e trasparenti le procedure di accesso ai sostegni.

Non si tratta solo di numeri: si tratta della vita quotidiana di milioni di cittadini veneti, del diritto al lavoro che garantisca dignità e prospettiva. Non si può più continuare a celebrare i record occupazionali senza affrontare il problema dei redditi reali. Una Regione guidata dal centrosinistra potrà agire con serietà e con misure che mettano al centro la tutela del potere d’acquisto e il sostegno al salario come leva di coesione sociale ed economia reale.

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